Cod: 379853
Ercole lotta contro Thanatos
No entry : PELAGIO PALAGI
No entry: Primi dell'Ottocento

PELAGIO PALAGI

(Bologna, 1775 – Torino, 1860)

Ercole lotta contro Thanatos per liberare Alcesti dall' Ade

Olio su tela, cm 161 x 227

 

Il recupero di questo importante dipinto rappresenta, per la sua straordinaria qualità e la singolare rarità del soggetto, non solo un eccezionale contributo alla conoscenza della produzione pittotica di Pelagio Palagi, ma anche alla definizione del panorama figurativo del Neoclassicismo italiano che risulta arricchito da un' opera cosi singolare. Artista di profonda e raffinata cultura, come dimostra la ricca biblioteca lasciata in eredità all' Archiginnasio di Bologna dove è ancora conservata, nella sua brillante carriera tra Roma, Milano e Torino ha saputo affrontare l' impegno della pittura di storia, trattando un ricco repertorio che ha spaziato dalla mitologia alla storia antica a quella moderna, e diventando così uno dei testimoni del passaggio dalla sensibilità neoclassica a quella romantica (per la ricostruzione della sua attività pittorica si rimanda a Pelagio Palagi pittore. Dipinti dalle raccolte del Comune di Bologna, catalogo della mostra - Bologna Museo Civico Archeologico - a cura di C. Poppi, Milano, Electa, 1996).
Anche se il dipinto non risulta mai citato dalle fonti sinora note, il suo stile così caratterizzato riconduce alla mano di Palagi e comunque esiste un preciso termine di riferimento in una versione di minori dimensioni, un bozzetto o un modelletto, che presenta alcune varianti non sostanziali rispetto al nostro per quanto riguarda le scene, con figure di piccole dimensioni, rappresentate sullo sfondo. Mentra la differenza più significativa la ritroviamo nella rappresentazione della figura di Thanatos, la dea della Morte, contro cui lotta I eroe. Nel bozzetto essa appare trasparente, come se l' artista avesse voluto rendere la sua immaterialità, mentre in questa redazione finale il suo corpo ha la stessa consistenza della realtà, anche se è caratterizzato da un incarnato livido, efficacemente contrapposto alla figura atletica di Ercole. Anche per quanto riguarda la posa risulta più sicura e articolata, grazie ad un dinamismo dell'antomia e a una gestualità assai più incisive e meglio definite.
La vicenda di Alcesti, moglie dell' argonauta Admeto, re di Fere, ha avuto una grande risonanza in quanto trattata appunto nell' Alesti, la più antica tragedia di Euripide, ma è presente anche in altre fonti classiche, da Apollodoro mitografo, a Diodoro Siculo, alle Favole di Igino, a Pausania, per poi essere ripresa in età moderna, nella drammaturgia come nella celebre Alceste di Alfieri, composta nel 1798, e soprattutto nel melodramma, a partire dalla bellissima Alceste di Gluck, la cui prima rappresentazione è avvenuta all' Hofburg di Vienna nel 1767. Ma vanno ricordate anche le meno note opere di Giovanni Battista Lampugnani, rappresentata a Londra nel 1774 e di Antonio Marcos Portugal a Venezia nel 1799. Mentre per quanto riguarda la pittura il momento più rappresentato risulta quello della Morte di Alcesti, come nel celebre dipinto di Jean François Peron del 1785 conservato a Louvre.
Quindi un mito che aveva esercitato allora una grande attrazione, soprattutto per la sua risoluzione finale, quella di Alcesti riportata in vita grazie all' intervento di Ercole. Apollo, condannato da Zeus a servire per un anno intero un uomo, lo aveva trascorso da Admeto come sorvegliante delle sue greggi.
Poiché il re si era comportato con molta rettitudine nei suoi confronti, il dio lo aiutò a conquistare Alcesti. Nel giorno delle nozze però Admeto dimenticò di sacrificare a Artemide, per cui la dea come avviso della sua prossima morte gli fece trovare dei serpenti nel letto. Quanto stava per giungere l' ultima ora, Apollo ottenne dalle dee del destino, le Moire, che il suo protetto potesse continuare a vivere se qualcuno si fosse sacrificato per lui e avesse accettato di morire al suo posto. Ma nessuno si mostrò disponibile, nemmeno i vecchi genitori di Admeto, per fu Alceste a decidere di morire al posto del suo sposo, dando un sublime escmpio di devozione coniugale. A questo punto è intervenuto Ercole che si trovara ospite nella reggia di Admeto. Fu lui che, dopo aver ingaggiato una feroce lotta conto Thanatos, la dea della Morte, riuscì a riportaria indietro dal mondo dei morti e riconsegnaria ad Admeto.

Palagi, invece di rappresentare il momento più semplice quello della morte di Alceste come aveva fatto Peyron, ha scelto di visualizzare la lotta tra Ercole e Thanatos, non vista come qualcosa di astratto ma come una divinità terribile dal corpo livido ed emaciato, dallo sguardo infernale, la cui oscena nudità è appena ricoperta dalla pelle di un animale feroce. Sia per quanto riguarda la figura di Ercole, isolata in una posa di straordinaria forza plastica, sia per quella di Thanatos, caratterizzata da un movimento che racchiude una tremenda tensione, il possibile riferimento è a un tema molto trattato dall' artista, anch' esso ispirato alla tragedia greca, quello di Oreste perseguitato dalle Furie, dopo aver ucciso il padre Agamennone. Lo ritroviamo in bellissimi disegni, il più finito dei quali è stato inciso da Francesco Rosaspina (la stampa è comparsa alla vendita della libreria Gonelli a Firenze l' 11/10/ 2017, mentre per i disegni si rimanda a L' Ombra di Core. Disegni del fondo Palazi della Biblioteca dell' Archiginnasio, catalogo della mostra - Bologna, Galleria Comunale d' Arte
Moderna - a cura di C. Poppi, Bologna, Grafis Edizioni, 1989, pp. 76-77, 122-125).
Un altro possibile confronto, per quanto riguarda la figura di Ercole, sono i corpi in tensione degli atleti rappresentati nell' affresco, oggi perduto ma noto attraverso disegni preparatori e antiche fotografie, relativo a La Lotta, eseguito tra il 1821 e il 1822 per la Sala della Lanterna in Palazzo Reale a Milano. A una data simile si può riferire anche il nostro dipinto che per la complessità della sua composizione e la qualità dell'esecuzione rimanda al Palagi più maturo. Il motivo dello scontro, che è emblema di quello continuo tra la vita e la morte, tra Ercole e Thanatos costituisce il centro di una rappresentazione più complessa, sia nella resa delle architetture antiche sullo sfondo che si stagliano contro il bellissimo cielo, sia delle scene di dolore in secondo piano, con a sinistra la figura di Alcesti che sta per morire, che hanno un po' la stessa funzione del coro nella tragedia antica.

 

 

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