Claudio Ridolfi (Verona, 1570 circa - Corinaldo, 1644) Bottega/cerchia
L’Angelo custode in gloria
Olio su tela
124 x 84 cm. - Con cornice 148 x 110 cm.
Porta con se un grande fascino questa preziosa tela, che ha per soggetto l’Arcangelo Raffaele in gloria, uno degli Angeli che stanno al cospetto di Dio cantandone le lodi, qui raffigurato come un giovinetto dall’etera bellezza che si staglia in volo grazie alle grandi ali spiegate.
L’angelo è immortalato mentre indica simbolicamente verso l’alto con la mano e porta in sé il significato di protettore e in particolare è qui ritratto come l'emblema dell’Angelo Custode. Due angeli lo sorvolano postando il cartiglio con l’iscrizione ‘SIGNATVS NOBIS AD.CVSTODIAM’, che si riferisce appunto alle preghiere verso Dio affinché ci assegni un custode che provveda alla nostra guardia.
Si tratta, in particolare, di una delle composizioni più apprezzate di Claudio Ridolfi (Verona, 1570 circa - Corinaldo, 1644), di cui sono note diverse versioni, come quelle realizzate intorno al 1627 per gli altari delle Chiese di San Luca Evangelista (Imm.1) e di S. Giovanni in Foro (Imm.2), entrambe a Verona.
La figura dell’angelo colpisce per la sua luminosità, bellezza e perfezione, insieme all’esplicita gestualità delle sue mani atte a indicare la parte alta della composizione, dove si può vedere la figura del protetto, presumibilmente collegato al committente, inginocchiato al cospetto di Gesù, della Vergine e di San Pietro, protettore della città.
L’opera viene egregiamente nominata dal pittore e studioso Saverio Dalla Rosa che, nell’ammirare l’opera del Ridolfi, la descrisse con le seguenti parole:
“Vedesi il bellissimo alato giovine composto nell’atteggiamento, ed in aria leggiadramente sospeso sceso dal cielo, arrestare il volo e posare lieve il piede sul mondo raffigurato nel terracqueo globo sottoposto; celestiale figura mossa con grazia, veramente angelica nella fisionomia, elegante nelle forme, ed ornata di vesti nobilmente, si direbbe che da soave zeffiro sono queste increspate e sostenute. Le pieghe ben disposte, le loro tinte rosa e violetto ben unite e cangianti tocche con quel suo felice pennello, a meraviglia ne esprimono la convenevole leggerezza. Li contorni stessi non saprei se si potessero per un angelo inventare più nobili ed ornati”.
Claudio Ridolfi, pittore aristocratico appartenente ad una nobile famiglia veronese, si trasferisce circa ventenne a Venezia come allievo di Paolo Veronese, poi a Roma ed Urbino, dove lo troviamo nel 1590 presso la bottega di Federico Barocci.
Intraprese presto la carriera indipendente, dapprima nelle Marche ma poi a Verona, che lo porterà nei primi decenni del Seicento ad un grande successo grazie al suo stile delicato e raffinato, unito ad una qualità sempre di eccellente livello, producendo opere devozionali per le chiese del territorio.
La sua fervida attività artistica si dipanò tra successi di pubblico e richieste di committenti grazie anche ad una straordinaria abilità e velocità di esecuzione nel ritrarre personaggi sacri intrisi di realismo, ma mai drammatici o sofferenti, nonché ad una buona schiera di allievi, tra i quali possiamo ricordare Giovanbattista Amigazzi, Girolamo Cialdieri o Benedetto Marini.
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Il dipinto viene venduto completo di una piacevole cornice dorata ed è corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.
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